Contesto
- Testo
- Bibliografia2
- Voci correlate
Autore: Pier Cesare Rivoltella
1) Nelle teorie del sistema semantico della lingua, cioè nello spazio teorico delle semiotiche di prima generazione (Semiotica), è la possibilità che un termine ha di ricorrere in concomitanza con altri termini. Così, il c. del termine ‘albero’, è costituito dai termini che possono presentarsi ‘contestualmente’ a esso: ‘foglia’, ‘frutto’, ecc. In questo ambito teorico esso si distingue pertanto sia dal co-testo, che è l’insieme dei termini che di fatto co-occorrono insieme (il co-testo è dunque l’attualizzazione del c.), sia dalle circostanze enunciative, che sono le situazioni entro le quali il termine si può presentare (per restare all’esempio dell’albero, il discorso di un botanico, una lezione di giardinaggio, ecc.).
2) Con il passaggio alle teorie testuali (semiotiche di seconda generazione) il significato del termine cambia. Si definisce c., in quest’ambito, l’insieme delle circostanze di enunciazione di un testo, cioè gli elementi psicologici, storici e culturali che condizionano la produzione e la ricezione di un testo. In questo senso esso continua a essere distinto dal co-testo che mantiene il suo significato di un sistema di co-occorrenze testuali. In alcuni casi, questa coppia di termini, contesto/co-testo, può essere sostituita da quella di c. interno (co-testo) e c. esterno (c.).
3) Nella pragmatica, infine, il concetto di c. si allarga a designare l’ambito all’interno del quale si realizza una qualsiasi comunicazione (situazione comunicativa). In tale prospettiva è possibile individuarne almeno cinque dimensioni: a) circostanziale: lo spazio e il tempo della comunicazione; b) esistenziale: il riferimento alla realtà presente (è in base a questa dimensione contestuale che si può distinguere, ad esempio, tra fiction e informazione); c) istituzionale: è l’insieme delle condizioni politiche, culturali, etiche, sociali che determinano la produzione e la ricezione di un testo; d) transtestuale: comprende intertesto, paratesto, metatesto; e) azionale: è l’insieme dei ruoli, degli stati mentali, delle competenze e delle azioni dei parlanti.
2) Con il passaggio alle teorie testuali (semiotiche di seconda generazione) il significato del termine cambia. Si definisce c., in quest’ambito, l’insieme delle circostanze di enunciazione di un testo, cioè gli elementi psicologici, storici e culturali che condizionano la produzione e la ricezione di un testo. In questo senso esso continua a essere distinto dal co-testo che mantiene il suo significato di un sistema di co-occorrenze testuali. In alcuni casi, questa coppia di termini, contesto/co-testo, può essere sostituita da quella di c. interno (co-testo) e c. esterno (c.).
3) Nella pragmatica, infine, il concetto di c. si allarga a designare l’ambito all’interno del quale si realizza una qualsiasi comunicazione (situazione comunicativa). In tale prospettiva è possibile individuarne almeno cinque dimensioni: a) circostanziale: lo spazio e il tempo della comunicazione; b) esistenziale: il riferimento alla realtà presente (è in base a questa dimensione contestuale che si può distinguere, ad esempio, tra fiction e informazione); c) istituzionale: è l’insieme delle condizioni politiche, culturali, etiche, sociali che determinano la produzione e la ricezione di un testo; d) transtestuale: comprende intertesto, paratesto, metatesto; e) azionale: è l’insieme dei ruoli, degli stati mentali, delle competenze e delle azioni dei parlanti.
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Bibliografia
- CASETTI Francesco - BATTOCCHIO Fabrizio, La pragmatica: un breve profilo in BETTETINI Gianfranco (ed.), Teroia della comunicazione, Franco Angeli, Milano 1994.
- ECO Umberto, Lector in fabula, Bompiani, Milano 1979.
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Note
Come citare questa voce
Rivoltella Pier Cesare , Contesto, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (24/11/2024).
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